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Un triste anniversario
Il ritorno della nazionale italiana allo stadio Re Baldovino di Bruxelles non è solo un evento sportivo, ma un momento carico di significato e memoria. Oggi, mentre gli Azzurri si preparano ad affrontare il Belgio, i ricordi di una delle più grandi tragedie del calcio riaffiorano. Era il quando, poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, una violenza inaspettata tra le tifoserie portò alla morte di 39 persone, di cui 32 italiane. Questo drammatico evento ha segnato la storia del calcio e ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva.
La commemorazione delle vittime
In occasione di questa partita, la nazionale ha voluto rendere omaggio alle vittime della tragedia. Intorno alle 18.45, l’orario in cui nel 1985 si scatenò l’inferno, il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, insieme al capodelegazione Gianluigi Buffon e al Ct Luciano Spalletti, ha deposto tre mazzi di fiori davanti alla lapide commemorativa. Questo gesto semplice ma profondo rappresenta un momento di riflessione e rispetto per coloro che hanno perso la vita in quel tragico giorno. La targa, situata nel luogo dove si trovava il Settore Z, è un simbolo di memoria e giustizia, ricordando a tutti noi che la violenza non ha posto nel calcio e nello sport in generale.
Un nuovo nome, ma la memoria resta
Oggi, lo stadio non è più conosciuto come Heysel, ma come stadio Re Baldovino, un tentativo di cancellare le tracce di un misfatto che grida ancora giustizia. Tuttavia, la memoria di quel giorno non può essere dimenticata. La FIGC, insieme ad altre istituzioni, ha cercato di onorare le vittime in diverse occasioni, ma la lotta per una commemorazione adeguata continua. La richiesta di una fascia nera al braccio durante le partite è stata rifiutata, evidenziando la difficoltà di affrontare il passato. La storia di quel giorno deve essere raccontata e ricordata, affinché simili tragedie non si ripetano mai più.