Ricordi di Roberto Pruzzo: il bomber della Roma racconta la sua carriera

Un viaggio nella carriera di un grande attaccante e nei momenti indimenticabili del calcio italiano.

Un’icona del calcio romano

Roberto Pruzzo, noto come “il Bomber”, è una figura leggendaria nel mondo del calcio italiano, in particolare per i tifosi della Roma. La sua carriera è costellata di momenti indimenticabili, tra cui la storica partita contro l’Avellino nel 1984, che ha segnato un’epoca. Pruzzo ricorda con nostalgia quella giornata, sottolineando come il tempo sembri volare e come il suo soprannome abbia preso il sopravvento sul suo vero nome. “Nessuno mi chiama più Roberto, per tutti sono sempre stato il Bomber”, confessa con un sorriso.

La stagione 1985-86 e il sogno di uno scudetto

La stagione 1985-86 è stata cruciale per Pruzzo e la Roma. Nonostante un inizio difficile, il bomber si è scatenato nel girone di ritorno, segnando 17 gol in 13 partite. “Giocavamo un calcio meraviglioso, moderno, a mille all’ora”, ricorda. Tuttavia, la delusione per la sconfitta contro il Lecce, già retrocesso, è ancora viva nella sua memoria. “Era una gara stregata, non riuscivamo a vincere e ci siamo trovati in una situazione difficile”, spiega, evidenziando come il calcio possa essere imprevedibile e affascinante.

Rimpianti e delusioni

Nonostante i successi, Pruzzo ha vissuto anche momenti di grande delusione. Tra questi, il famoso gol di Turone nel 1981, annullato per fuorigioco, e la finale di Coppa dei Campioni persa contro il Liverpool nel 1984. “Segnai il gol dell’1-1, ma poi uscì per un infortunio. È una ferita che sanguina ancora dopo 40 anni”, racconta. La sua carriera è stata segnata da ingiustizie e scelte discutibili, come l’esclusione dai Mondiali, che lo hanno portato a riflettere su come le circostanze possano influenzare il destino di un calciatore.

Un legame speciale con la Roma

Nonostante i rimpianti, Pruzzo considera la sua carriera alla Roma come un cerchio perfetto. “Ho segnato il primo gol e l’ultimo contro la Roma. In mezzo, dieci anni di emozioni e successi”, afferma con orgoglio. Il suo legame con la squadra e i tifosi è indissolubile, e la sua figura rimane un simbolo di passione e dedizione. “Se avessi vinto di più, sarei stato un’icona a livello internazionale, ma va bene così. La mia carriera è stata unica e speciale”, conclude.

Scritto da Redazione

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