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Il Giorno della Memoria e la figura di Arpad Weisz
Ogni anno, il Giorno della Memoria ci invita a riflettere sulle atrocità dell’Olocausto e a ricordare le vittime di questo tragico capitolo della storia. Quest’anno, l’attenzione è stata rivolta ad Arpad Weisz, un allenatore di calcio ungherese che ha lasciato un segno indelebile nella storia del Bologna FC. Weisz, insieme alla moglie Elena e ai figli Roberto e Clara, fu deportato ad Auschwitz, dove la sua famiglia trovò una fine tragica. La commemorazione si è svolta allo stadio Dall’Ara, un luogo simbolico per i tifosi e per la città di Bologna.
La cerimonia di commemorazione
La cerimonia ha avuto inizio con un evento allo stadio Dall’Ara, alla presenza di figure importanti come l’amministratore delegato Claudio Fenucci e il presidente della Lega Pro Matteo Marani. Quest’ultimo ha scritto un libro intitolato “Dallo scudetto ad Auschwitz”, che esplora la vita e la tragica sorte di Weisz e della sua famiglia. Durante l’evento, è stata posata una pietra d’inciampo in via Valeriani 39, l’ex abitazione di Weisz a Bologna, per ricordare le vittime delle deportazioni. Le quattro piastre di ottone installate davanti alla casa rappresentano un simbolo di memoria e rispetto per coloro che hanno sofferto e sono stati uccisi a causa della discriminazione razziale.
Il lascito di Weisz e l’importanza della memoria
Arpad Weisz è ricordato non solo per i suoi successi sportivi, avendo guidato il Bologna a vincere due scudetti consecutivi e il Trofeo delle Esposizioni di Parigi, ma anche per il suo tragico destino. Costretto a lasciare l’Italia nel 1938 a causa delle leggi razziali, Weisz si rifugiò in Olanda con la sua famiglia, dove furono tutti arrestati e deportati. La sua storia è un monito importante: la memoria di queste vittime deve essere mantenuta viva, non solo in occasioni speciali, ma ogni giorno. Come ha affermato Fenucci, “abbiamo l’obbligo di lavorare per abbattere qualunque muro ed evitare nuove tragedie”. Lo sport, in particolare, ha il potere di unire e deve essere un veicolo di educazione contro ogni forma di discriminazione.