Raffaele Costantino: il reuccio del calcio italiano

Scopri la vita e la carriera di Raffaele Costantino, un simbolo del calcio pugliese.

Un calciatore innovativo

Raffaele Costantino, noto come Faele, è stato un pioniere del calcio italiano, essendo il primo calciatore a rappresentare la Nazionale mentre giocava in Serie B. Originario della Puglia, Costantino ha lasciato un segno indelebile nel panorama calcistico degli anni ’30, grazie alla sua velocità e abilità nel segnare gol. La sua carriera è un esempio di come il talento possa emergere anche in contesti meno favorevoli, dimostrando che la passione e la dedizione possono portare a risultati straordinari.

La carriera con il Bari

Costantino iniziò la sua carriera calcistica nelle giovanili della Liberty Bari, per poi passare al Bari nel 1928, anno in cui la squadra cambiò nome dopo la fusione con l’Ideale. Con il Bari, Costantino si affermò come uno dei migliori attaccanti, guadagnandosi il soprannome di “Reuccio”. Questo soprannome, affettuosamente attribuitogli dai tifosi, è diventato parte della sua leggenda. La sua abilità nel segnare e nel creare occasioni per i compagni di squadra lo rese un giocatore fondamentale per la squadra e per la Nazionale.

Successi internazionali e riconoscimenti

La carriera di Costantino non si limitò ai confini nazionali. La sua partecipazione alla Nazionale italiana fu segnata da momenti memorabili, tra cui la vittoria della Coppa Internazionale nel 1930. Con 23 presenze e 8 gol, il suo contributo fu cruciale per il successo della squadra. I suoi assist a Giuseppe Meazza in una storica partita contro l’Ungheria rimasero impressi nella memoria collettiva degli appassionati di calcio. Costantino divenne un simbolo di eccellenza, non solo in Italia, ma anche all’estero, dove fu acclamato dai giornalisti sudamericani come la migliore ala destra del mondo.

Un’eredità duratura

Oltre alla sua carriera da calciatore, Costantino si distinse anche come allenatore, guidando diverse squadre tra cui Bari, Lecce e Foggia. Sotto la sua guida, il Bari raggiunse il settimo posto in Serie A, un traguardo che rimane insuperato. La sua passione per il calcio e il suo impegno per lo sport hanno lasciato un’eredità duratura, tanto che molti auspicano che lo Stadio della Vittoria venga intitolato a lui, in segno di riconoscimento per il suo contributo al calcio pugliese e italiano.

Scritto da Redazione

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