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Il caso di Edoardo Bove
La recente notizia dell’arresto cardiaco di Edoardo Bove, centrocampista della Fiorentina, ha sollevato interrogativi sulla gestione della sua salute nel corso degli anni. La questione è complessa e richiede un’analisi approfondita delle visite mediche e delle responsabilità dei club coinvolti. Bove, originario di Roma, ha una storia medica che include problemi cardiaci noti, in particolare una miocardite post Covid nel 2020. Questo solleva interrogativi su quanto fosse noto ai dirigenti della Roma e se le informazioni siano state adeguatamente comunicate alla Fiorentina.
Le visite mediche e i protocolli seguiti
Negli anni, Bove ha effettuato le sue visite di idoneità agonistica presso l’Istituto di medicina dello sport di Villa Stuart, un centro riconosciuto per la sua eccellenza. Qui, il giocatore ha subito una serie di esami cardiaci, tra cui ECG e risonanza magnetica, per monitorare la sua condizione. Tuttavia, nonostante i controlli regolari, le risonanze effettuate fino a quel momento non hanno evidenziato anomalie significative. Questo porta a riflettere sull’affidabilità di tali esami e sulla possibilità che cicatrici cardiache non siano state rilevate in precedenza.
Il passaggio alla Fiorentina e le responsabilità
Quando Bove è passato alla Fiorentina, il club giallorosso ha fornito l’autorizzazione per il prestito, limitando i test a quelli effettuati nel Viola Park. Non è chiaro se siano stati condotti ulteriori approfondimenti cardiaci dopo il trasferimento. La Paideia-Mater Dei, la nuova struttura medica della Roma, ha confermato di aver seguito i protocolli previsti, ma resta da chiarire se la Fiorentina abbia adottato misure preventive adeguate. Questo caso mette in luce l’importanza della comunicazione tra i club e la necessità di un monitoraggio costante della salute dei calciatori, soprattutto in presenza di storie mediche complesse.