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Il contesto dei precari nella scuola italiana
In Italia, molti insegnanti si trovano in una situazione precaria, nonostante anni di esperienza. Questi docenti, noti come “supplenti a vita”, hanno accumulato almeno tre anni di servizio a tempo determinato, ma non sono ancora abilitati all’insegnamento. La loro condizione è diventata oggetto di una petizione presentata alla Commissione per le petizioni del Parlamento Europeo, che sarà discussa il prossimo 20 febbraio. L’iniziativa è sostenuta dall’europarlamentare Ilaria Salis e dal “Comitato precari uniti per la Scuola”.
Le richieste dei docenti precari
La petizione, firmata da 50 persone, chiede l’applicazione della direttiva 2013/55/UE, che mira a combattere l’abuso di contratti a tempo determinato. I docenti lamentano di essere trattati come meno qualificati rispetto a chi, pur senza esperienza pratica, può accedere a percorsi di abilitazione più semplici. Questa disparità di trattamento è vista come una vera e propria discriminazione, che penalizza chi ha dedicato anni al servizio pubblico.
I percorsi abilitanti e le loro criticità
Attualmente, esistono due principali percorsi abilitanti: quello ordinario, che richiede 60 crediti formativi e include un tirocinio diretto, e quello semplificato, accessibile a chi è già abilitato in un’altra classe di concorso. I docenti precari sostengono che il percorso semplificato è meno impegnativo e non prevede una selezione a numero chiuso, creando così un’ingiustizia nei confronti di chi ha già dimostrato le proprie capacità sul campo.
La risposta dell’Unione Europea e le speranze dei docenti
La questione è già stata sollevata a livello europeo, con l’Italia che ha introdotto il Decreto legislativo 131 per raddoppiare l’indennizzo in caso di abuso di contratti a termine. Tuttavia, questa misura non ha soddisfatto le richieste della Commissione Europea, che ha deciso di portare il caso davanti alla Corte di Giustizia. I docenti precari chiedono ora un intervento dell’Unione Europea per garantire un accesso equo ai percorsi abilitanti e prevenire ulteriori discriminazioni.