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Le origini e i primi passi nel calcio
Cristiano Doni nasce a Roma il 1° aprile 1973, ma si trasferisce a Verona all’età di tre anni. Qui inizia la sua avventura calcistica, tesserato nelle giovanili del Crazy Colombo. La sua carriera prende una svolta quando viene notato dagli scout del Modena, che lo portano nella loro squadra Primavera. Nonostante non riesca a debuttare in prima squadra, a 19 anni inizia a farsi notare in prestito al Rimini, dove segna sei reti e mostra il suo potenziale. Successivamente, passa alla Pistoiese, dove diventa titolare e continua a brillare.
Il salto di qualità con il Bologna e il Brescia
Le sue prestazioni attirano l’attenzione del Bologna, che lo ingaggia. Con i felsinei, Doni si afferma definitivamente, segnando 11 reti in due stagioni e contribuendo al doppio salto di categoria. La sua carriera continua al Brescia, dove debutta in Serie A il . Nonostante un brutto infortunio, riesce a lasciare il segno, ma è con l’Atalanta che la sua carriera decolla. Qui, soprannominato “Anatrone”, rivoluziona il ruolo di centrocampista, diventando un giocatore chiave per la squadra.
Gli anni d’oro e la convocazione in Nazionale
La sua carriera raggiunge l’apice nella stagione 2001/2002, quando segna 16 gol e viene convocato in Nazionale da Giovanni Trapattoni. La sua presenza al Mondiale in Corea e Giappone segna un momento importante, nonostante le difficoltà. Tuttavia, la sua carriera subisce un colpo quando l’Atalanta retrocede a causa di un infortunio. Nonostante ciò, Doni continua a segnare e a guadagnarsi il rispetto dei tifosi.
Il calcioscommesse e la caduta
La carriera di Doni subisce una brusca interruzione a causa dello scandalo del calcioscommesse. Accusato di illecito sportivo, viene squalificato e perde il supporto dei tifosi. Da eroe a paria, la sua immagine viene distrutta, e il suo nome viene associato a scandali e controversie. La sua carriera, che sembrava promettere grandi successi, si trasforma in un incubo.
La vita dopo il calcio
Oggi, Cristiano Doni vive a Palma di Maiorca, dove gestisce un locale chiamato “Il Chiringuito di Palmanova”. Nonostante il passato turbolento, ha trovato un nuovo scopo nella vita, diventando anche testimonial per la Croce Bianca di Bergamo. Le sue parole rivelano un uomo pentito, consapevole delle sue scelte e delle conseguenze che queste hanno avuto sulla sua vita. La sua storia è un monito su come il successo possa rapidamente trasformarsi in tragedia nel mondo del calcio.