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Il contesto della partita
Sabato scorso, la partita tra Juventus e Bologna ha regalato emozioni forti ai tifosi, terminando con un punteggio di 2-2. I rossoblù hanno inizialmente preso il comando del gioco con i gol di Ndoye e Pobega, ma la Juventus ha saputo reagire, rimontando nel finale grazie a Koopmeiners e Mbangula. Tuttavia, oltre ai gol, l’incontro è stato caratterizzato da una controversia arbitrale che ha sollevato molte discussioni.
Il momento chiave: il fallo di Kalulu
Un episodio cruciale è avvenuto al 23′ minuto, quando Pierre Kalulu ha commesso un fallo su Odgaard, lanciato verso la porta. In quel momento, il punteggio era ancora fermo sullo 0-0. Il contatto è avvenuto a pochi passi dalla porta, e i giocatori del Bologna hanno immediatamente chiesto l’espulsione del difensore bianconero per ‘chiara occasione da rete’, noto anche come ‘fallo da ultimo uomo’. Nonostante le proteste, l’arbitro Marchetti ha deciso di non fischiare, lasciando proseguire il gioco.
Il ruolo del Var e la decisione finale
In seguito all’episodio, molti si sono chiesti perché il Var non sia intervenuto. Durante la trasmissione “Opan Var” su Dazn, è stato rivelato che nella sala Var erano presenti Mariani e Di Paolo, i quali hanno ritenuto che non ci fossero motivi sufficienti per richiamare l’arbitro. Hanno analizzato il possesso del pallone e, dopo aver esaminato le immagini, hanno concluso che Odgaard non avrebbe potuto arrivare sul pallone a causa del rimbalzo veloce, e quindi non era presente uno dei criteri necessari per considerare il fallo come ‘DOGSO’ (Denial of an Obvious Goal Scoring Opportunity).
Nonostante la decisione del Var, Dino Tommasi, dirigente Aia presente in studio, ha sottolineato l’errore di Marchetti nel non fischiare il fallo e nel non ammonire Kalulu, che ha ricevuto un cartellino giallo più tardi nel match. Questo episodio ha riacceso il dibattito sull’efficacia del Var e sulla necessità di una maggiore chiarezza nelle decisioni arbitrali.