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Il contesto degli episodi razzisti
Negli ultimi anni, il calcio ha visto un aumento preoccupante di episodi di razzismo, che si manifestano attraverso cori e insulti rivolti a giocatori di colore. Recentemente, due partite della Serie B italiana sono state interrotte a causa di tali comportamenti inaccettabili. I protagonisti di questi episodi sono stati il nigeriano Ebenezer Akinsanmiro, della Sampdoria, e il franco-algerino Mehdi Dorval, del Bari, entrambi bersaglio di cori razzisti durante le partite disputate a Brescia e Reggio Emilia. Questi eventi non sono isolati, ma rappresentano una tendenza che continua a preoccupare il mondo del calcio.
Le reazioni e le misure adottate
In risposta a questi episodi, la FIGC ha implementato un regolamento che prevede l’interruzione temporanea delle partite in caso di cori razzisti. Questo protocollo, adottato nel 2019 seguendo le linee guida della FIFA, prevede tre fasi: interruzione, sospensione e abbandono della partita. Tuttavia, nonostante queste misure, la loro applicazione risulta spesso insufficiente. Le partite vengono raramente sospese, e i giocatori, come Akinsanmiro, si trovano spesso a dover affrontare sanzioni per le loro reazioni ai cori razzisti, piuttosto che ricevere supporto.
Il ruolo dei tifosi e della società
È fondamentale che i tifosi e la società sportiva si uniscano nella lotta contro il razzismo. Gli speaker degli stadi, dopo un’interruzione, hanno il compito di comunicare al pubblico l’importanza di fermare tali comportamenti. Tuttavia, la risposta del pubblico è spesso deludente, e molti continuano a perpetuare la cultura dell’odio. È necessario un cambiamento culturale profondo, che parta dall’educazione e dalla sensibilizzazione, per garantire che il calcio sia uno sport inclusivo e rispettoso per tutti. Solo così si potrà sperare di ridurre gli episodi di razzismo e creare un ambiente più sano per i giocatori e i tifosi.