Addio a Guido Gheri, pioniere delle radio indipendenti italiane

La scomparsa di un grande dj e fondatore di Radio Studio segna la storia della musica italiana.

Guido Gheri, un nome che ha segnato la storia delle radio indipendenti in Italia, è venuto a mancare ieri a Firenze all’età di 73 anni. La sua famiglia ha condiviso la triste notizia sui social, descrivendolo come un grande uomo, marito, padre e amico. Gheri è stato un protagonista indiscusso della stagione delle radio libere degli anni ’70, fondando la storica emittente Radio Studio e ricoprendo il ruolo di presidente della Nazionale Italiana calcio dei Dj.

Un pioniere delle radio libere

Negli anni ’70, Gheri ha contribuito a dare voce a una nuova generazione di ascoltatori, portando alla ribalta temi di attualità e cultura musicale. La sua emittente è diventata un punto di riferimento per molti, grazie alla sua capacità di raccontare la verità e di affrontare questioni importanti. Tuttavia, la sua carriera non è stata priva di controversie. Negli ultimi anni, Gheri ha dovuto affrontare gravi accuse, culminate in una condanna per odio razziale e diffamazione.

Le controversie e la condanna

Nel 2023, il Tribunale di Firenze ha emesso una sentenza che ha condannato Gheri a 5 anni e 6 mesi di reclusione per la diffusione di idee fondate sull’odio razziale. Inoltre, gli è stata imposta la confisca degli impianti radiofonici utilizzati per le sue trasmissioni. Questa situazione ha suscitato un acceso dibattito sulla libertà di espressione e sui limiti che essa deve avere, specialmente nel contesto delle radio indipendenti.

Un’eredità musicale duratura

Nonostante le controversie legali, Guido Gheri ha mantenuto un seguito di pubblico costante, grazie alla sua passione per la musica e alla sua competenza come dj. La sua eredità nel panorama musicale italiano è innegabile, e molti lo ricordano come un innovatore che ha saputo dare voce a una generazione. La sua scomparsa lascia un vuoto nel cuore di chi lo ha conosciuto e apprezzato, ma il suo contributo alla musica e alla cultura radiofonica continuerà a vivere.

Scritto da Redazione

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